L’immigrazione è un tema affascinante che suscita e attiva in noi energie nuove e inaspettate.
È un tema provocante: Il diverso infatti provoca le nostre coscienze e ci porta a misurarci con la nostra capacità di accettare, di accogliere, di sopportare, di essere caritatevole, di amare l’altro. Tant’è vero che le dinamiche migratorie portano a parlare e a riflettere sempre di più sul tema dell’accoglienza, dell’integrazione, dei diritti umani, dell’interculturalità.
È davanti ai nostri occhi la trasformazione della nostra società in ogni campo, al punto da avere la sensazione di una rottura delle nostre abitudini. Vediamo, osserviamo e subiamo le cose alle quali non eravamo abituati; cose che ci arricchiscono oppure che turbano la nostra quotidianità a seconda della nostra sensibilità.
Di certo, è inutile illuderci, che si potrà tornare indietro, che le cose torneranno come prima. Molto spesso l’immigrazione viene considerata come sinonimo di criminalità, di clandestinità, d’irregolarità, di inciviltà, di mancanza di cultura, solo perché l’immigrato non parla come noi, non si veste come noi, non mangia come noi, non ha la casa come la nostra. È chiaro che c’è molta strada da fare ancora sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione.
L’uomo non vive solo di lavoro, di avere una casa…l’uomo vive anche di relazioni, di emozioni, di sentimenti di gioia, di dolore, di nostalgia, di malinconia, di tristezza, di fede. La diocesi di Padova che penso abbia il primato in Italia, tiene conto dell’immigrato nella sua totalità e integrità. Tanto è vero che, la domenica a Padova, in diverse parrocchie della diocesi le diverse celebrazioni religiose si svolgono nelle varie lingue e culture, mi piace pensarle come ad un arcobaleno ricco di colori, tutti uniti intorno all’unico Padre nostro, unico Dio e creatore di ogni uomo.
Noi come comunità africana francofona, abbiamo avuto come dono, dal precedente vescovo, un luogo dove riunirci, che è la missione africana di Terranegra: un punto di appoggio vitale per noi, un centro dove ci sentiamo a casa nostra, dove possiamo avere la gratificazione di invitare e ospitare chiunque, dove vivere le nostre emozioni, la nostra cultura, la nostra fede. Dove i nostri figli possono assaporare nostra cultura affinché non perdano la loro identità e di conseguenza la loro autostima.
Il centro ha permesso a noi donne africane francofone, di organizzarsi e fondare un’associazione (
Nel nostro piccolo, cerchiamo di dare il nostro contributo per favorire un’integrazione solida, sana e armoniosa che si ottiene solo con la conoscenza reciproca. Speriamo che il nostro sforzo non sia vano e che i nostri figli possano avere un percorso diverso dal nostro, che non sentano il bisogno di favorire l’integrazione, ma che possano nascere già integrati in questo paese che è il loro paese, e che noi genitori consideriamo comeil nostro paese. Grazie.
Josette