Ormai solo qualche giorno ci separa dalla settimana santa e Dio ci chiede di guardare alla nostra vita, con Lui. Questa settimana camminiamo insieme con le vite trasformate dalla missione.
Quando l’amore e la potenza di Dio entrano nella vita di una persona tutto diventa “possibile”, e anche le vette che sembrano irraggiungibili si scalano con facilità, perché il passo non è fatto in solitaria, ma sorretto da Dio stesso che ci guida e accompagna.
È sempre con stupore che noi suore NSA ascoltiamo le testimonianze di vita delle nostre consorelle più grandi, che ci raccontano il loro cammino gioioso, ma spesso accidentato con il Signore, negli angoli di mondo che ha chiesto loro di abitare. Tutte sono accumunate da un unico messaggio che ci vogliono trasmettere: “Quando abbiamo incontrato il Signore, quando il suo sguardo ci ha raggiunte e trasformate, ci siamo lasciate attrarre e tutto è cambiato in noi. Niente più poteva trattenerci dall’annunciare l’Amore che stavamo sperimentando. È così che diventiamo testimoni di speranza in un mondo che oggi ne ha tanto bisogno!” Ascoltiamole…
Vivere e credere in Cristo, rende capaci di uno sguardo nuovo, che coglie le gioie e le fatiche dell’umanità che ci circonda. La mia vita è intessuta di gioia e di sofferenza come quella della mia gente, ma la Parola ascoltata e meditata lungamente mi dà forza ed energia per ritrovare equilibrio e carica per ricaricare gli altri. Mi piace lavorare con i giovani che hanno un vivo desiderio di costruire insieme il loro Paese e lo manifestano in mille modi. Porto nel cuore una piccola esperienza da raccontare. Con un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica Studenti, sono andata a Walia (Burkina Faso) in pieno deserto: eravamo 150! Dopo un’ora e mezza di cammino siamo arrivati al villaggio portando ciascuno un mattone per la costruzione di un dispensario, in quel luogo sperduto. Un piccolo gesto, è vero, ma importante, significativo perché manifesta la volontà di fare qualche cosa di bello e di utile per i fratelli.
Sr Donata Ferrario, NSA
Da un villaggio all’altro: così si svolgono le nostre giornate, perché si desidera annunciare che “Gesù è il Signore”. All’inizio della mia vita missionaria in Costa d’Avorio pensavo che bisognava conoscere l’africano per amarlo e fare qualche cosa con lui; ora dopo anni in missione, ho sperimentato che la strada è a doppio senso: amando, l’altro si fa conoscere, si apre e si rivela. Queste relazioni di amicizia e fraternità sono fra i più bei doni ricevuti che mi fanno sentire quanto vera sia la comunione che si può vivere in Cristo e nel Suo Nome. Il contatto quotidiano con un popolo, con una minoranza di cristiani, ci rivela la grandezza della nostra vocazione, del dono gratuito della fede ricevuta gratuitamente! Come non desiderare condividerla con tutti!
Sr. Annarosa Crippa, NSA
Quando incontri il Signore, non puoi tenere solo per te questo dono: è impossibile, ti spinge ad uscire, andare, comunicare. Sono stata in Libano per circa 20 anni e questi anni hanno colmato la mia vita di stupore e di gratitudine per il dono grande della Vocazione Missionaria, un dono che riguarda chi lo riceve in prima persona, ma che è per tutta la comunità e per tutta la Chiesa. Certo, credere che Lui ha parole di vita eterna non ci toglie la fatica di amare “come Gesù ha amato”. Il dramma continua ed il popolo libanese è chiamato ancora una volta a dare testimonianza della propria fede in Dio e della sua grande devozione alla Madonna, chiamata col nome di “NOTRE DAME DU LIBAN” alla quale i libanesi, tutti indistintamente, cristiani e non, si affidano e si confidano con amore filiale. Ancora adesso, sconfinati nei rifugi sotto i tuoni dei missili, devono avere il coraggio di ripetere quella invocazione che hanno pregato all’infinito sotto i bombardamenti: “Signore perdona loro, non sanno quello che fanno”.
Sr. Donatilla Tagliabue, NSA
Sono stata missionaria in Ciad e Costa d’Avorio per 49 anni. La Chiesa continua a proporci di andare ai crocicchi delle strade, di andare tra più poveri come ha fatto Lui. E tra questi vi sono i carcerati. Molti di questi hanno perso, in questo ambiente, la loro dignità umana, che è il bene più prezioso dell’uomo.
Ricordo quegli anni, nella prigione di Divo, con una grande drammaticità. Gli ammalati rimanevano senza cure, sono arrivate le epidemie: quanti morti! Soltanto le suore con un gruppetto della Caritas avevano cura di loro! In questa situazione eravamo Segno dell’Amore misericordioso del Signore attraverso dei gesti concreti, mostrando loro tenerezza e aiuto, portando loro cibo, medicine, ascoltandoli e amandoli. E loro, toccati da questi gesti ci dicevano: “Voi lavorate per Dio”.
Sr. Maria Flora Pelanconi NSA
I miei 50 anni di missione mi hanno dato tanta gioia: i primi anni li ho trascorsi in Francia e in Algeria. Ma il mio cuore è rimasto in Ciad dove ho vissuto 24 anni: sono loro che mi hanno insegnato ad amare la povertà, ad essere forte e a non aver paura delle difficoltà. Gesù mi ha sempre aiutata a fare da “buon Samaritano”, portando a tutti, in particolare ai bambini, la speranza e la consolazione. Quello che mi rimane ora è di abbandonarmi alla volontà di Dio e offrire quello che mi resta da vivere, affinché l’Africa possa ancora incontrare missionari che parlino e testimonino dell’amore di Dio.
Sr Maria Colombo, NSA