EDITORIALE 02/2021
Riflettere sul passato fa bene al presente e al futuro.
In questo numero del notiziario si intrecciano salti nel futuro, come la sfida del Sinodo e della Sinodalità, esperienze del presente, come la nuova comunità NSA nata in Liberia in quest’anno, e ricordi del passato come i prossimi 100 anni della casa di Bardello e i giubilei delle nostre suore.
Una constatazione comune a proposito della vita di oggi è che gli eventi di un paio di anni fa, o addirittura di un paio di mesi fa, sembrano successi da una vita. Ma un’altra constatazione sulla vita moderna è che tutto si muove troppo velocemente. Non possono essere vere entrambe le cose. Il tempo e il suo mistero…
Uno studioso di letteratura americano, Alan Jacobs, riprende un concetto che spiega meglio la nostra situazione: quello di “larghezza di banda temporale”. La definisce come “l’ampiezza del nostro presente: più rifletti sul passato e sul futuro, più la tua larghezza d’onda è ampia, più sei una persona solida”.
Il problema allora non è tanto la rapidità degli eventi, quanto la nostra visione ristretta del presente: “Tutto quello che è accaduto più di una settimana fa finisce nella pattumiera della storia”, scrive Jacobs, il quale sospetta che la nostra larghezza di banda temporale sia diventata pericolosamente sottile, come non lo è mai stata finora. Se vogliamo coltivare una larghezza di banda più ampia nel presente, dice Jacobs, dovremmo rivolgerci al passato, per coltivare il futuro.
Una larghezza di banda temporale ristretta ci impedisce di vedere i grandi cambiamenti storici, che tendono a verificarsi gradualmente e poi improvvisamente. Sarà per questo che il Signore continuamente chiede al suo popolo di ‘fare memoria’ della sua presenza? In questo momento stanno succedendo alcune cose di enorme importanza nel mondo e nella Chiesa. Saremo capaci di intercettarli e comprenderli?
Il francescano Richard Rohr consiglia di “imparare a fidarsi del tempo profondo”. Di fare memoria del passato per vivere pienamente il presente e comprendere il futuro.
Ce lo ricorda anche un simbolo dell’Africa occidentale, un monile a forma di uccello con la testa rivolta indietro che prende un uovo dalla sua schiena. Il suo nome è SANKOFA. Il suo significato: “torna indietro e prendilo” (san – ritornare; ko – andare; fa – guardare, cercare e prendere). Vuole simboleggiare qualcuno che prende dal passato ciò che c’è di buono e lo porta nel presente, per fare dei progressi positivi attraverso un uso saggio della passata esperienza nel futuro. In questo periodo estivo diamoci l’occasione di fermarci, stare in ascolto di Dio e fare memoria. Di leggere il nostro presente e di aprirci al futuro che sta già bussando alla nostra porta.
La redazione