Continua il reportage di sr Sandra Catapano dall’Algeria. Ci avviciniamo al Natale e sr Sandra ci condivide alcuni “segni di speranza” che ha sperimentato in questo viaggio.
I giorni passano e guardandomi intorno, incontrando le persone, visitando i luoghi, noto alcuni cambiamenti. Il ritorno in Algeria mi ha permesso di scorgere passi nuovi o rinnovati della società, dell’economia, delle autorità locali, che mi sembra si indirizzino verso un cammino di relativa maggiore apertura agli altri. Ecco alcuni ‘segni di speranza’ vissuti:
Ho partecipato ad una conferenza su padre Alfred Berenguer, un sacerdote francese vissuto nel XX° secolo nell’ovest algerino e che le nostre suore NSA di Hennaya hanno conosciuto negli anni ’90. P. Berenguer, dopo essersi totalmente donato per l’Algeria e gli algerini, e aver sostenuto l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia, è stato finalmente riconosciuto come personaggio importante nella storia algerina. Ha vissuto in profondità la sua pastorale, soprattutto come aiuto allo sviluppo sociale-politico del Paese. Ha seguito in coscienza quel Dio incarnato nella storia e quindi vicino alle fatiche dei popoli, delle persone, proprio nei loro umanissimi bisogni. Uomo obbediente, ma anche libero e combattivo, ha portato la causa algerina fino in America latina. Proprio negli anni ’90 si allontanò dall’Algeria per “motivi di sicurezza”, ma riuscì a rientrare e visse la sua ultima parte di attività pastorale proprio tra Tlemcen e Hennaya. In conformità con i suoi desideri, è stato sepolto nel cimitero cristiano di Tlemcen. Grande riconoscenza ha ricevuto dagli anziani del posto, che si stanno mobilitando per rivalutare la sua immagine di uomo di chiesa, totalmente donato per il popolo algerino. Questa ‘rilettura’ si inizia a portare avanti anche per altre figure di stranieri che hanno donato tutto per l’Algeria. Piccoli segni positivi di una interpretazione più obiettiva della storia algerina e di accoglienza positiva delle differenze, per un popolo che ha avuto figure di spicco di diversi paesi e religioni.
Girando per il territorio poi non si può non fare caso alle grandi scritte luminose di benvenuto che ci accolgono, in tre lingue: arabo, francese e inglese. Solitamente troneggiano sulle rotonde che portano alle diverse città algerine. Ce n’è una anche vicina a noi, la rotonda all’uscita dell’autostrada di Tlemcen. Giustamente mi direte voi: e che c’è di strano? A me sembra un ulteriore segno, un umile ma effettivo passo in avanti, verso l’apertura e la riconoscenza dell’altro. Inserendo altre lingue oltre all’arabo, si agevolano gli altri. Il Paese di apre così sempre più al turismo, alla cura delle proprie ricchezze territoriali e culturali. La sento come una presa di coscienza della necessaria diversificazione delle risorse economiche della nazione. Sta nascendo una sorta di cultura turistica: vedo diverse costruzioni di alberghi familiari, che sorgono qua e là nelle zone che visito. E con gioia mi informano sull’aumento dei visti turistici. Avere il visto per l’Algeria non è facile e trovo bello che sempre di più adesso si dia la possibilità alle persone e specialmente ai giovani di visitare e conoscere l’Algeria e gli algerini. Ciò non potrà che portare del bene al Paese, nel senso di una maggior apertura al diverso, di una più grande collaborazione e di una crescita della coscienza comune. Insomma, di più connessioni, che potrebbero portare a relazioni di unità nella diversità, come in una grande famiglia umana.
Altro grande segno, importante per la chiesa cattolica presente in Algeria, è l’impegno assunto dalle autorità locali, che si stanno muovendo per riabilitare e restaurare alcune chiese e cimiteri maggiori. Cosa può essere questo se non un segno di una crescita in umanità, nel rispetto delle differenze?
E infine, l’accoglienza gioiosa di cui siamo noi suore NSA siamo destinatarie, ogni volta che andiamo in visita ad una realtà algerina. Oggi un’amica ci ha portato a visitare alcune insegnanti, nelle scuole dove ha lei stessa lavorato. Per la prima volta abbiamo potuto entrare in 3 scuole medie statali. Abbiamo ascoltato e imparato cose nuove sulla situazione e la gestione scolastica e sulla realtà sociale. Siamo state molto felici di poter visitare queste realtà e incontrare quelli che sono diventati nuovi amici e amiche.
In questo tempo che ci avvicina al Natale vi ringrazio di continuare a ricordare e a portare nelle vostre preghiere l’Algeria e gli algerini, popolo che amo, e la nostra piccola chiesa, nelle sue difficoltà e sfide.