Dal 24 al 26 gennaio 2025, Roma ha accolto il Giubileo della Comunicazione, il primo evento giubilare dell’anno, che ha riunito comunicatori, esperti di media e operatori pastorali da tutto il mondo, per riflettere sull’importanza della comunicazione nella missione della Chiesa. Questo giubileo ha rappresentato un’opportunità unica per approfondire il nostro ruolo nel diffondere il messaggio del Vangelo in un’epoca caratterizzata da cambiamenti rapidi e sfide comunicative senza precedenti. Nei tre giorni di eventi, workshop e tavole rotonde, sono state affrontate tematiche cruciali come l’etica nella comunicazione, l’uso dei social media, e il rapporto tra fede e nuovi media.
Sr Giuliana Bolzan delle suore NSA ha partecipato all’evento e così commenta la sua esperienza:
“Partecipare a questo Giubileo è stato un dono grande, non solo per la tematica in sé, che sento particolarmente importante nel mondo di oggi, ma anche per la possibilità di vivere un tempo ‘sacro’. La tre giorni è iniziata con una liturgia penitenziale e la possibilità di confessarsi in varie lingue con i numerosi sacerdoti presenti nella magifica chesa del Laterano. È stato commovente vedere tutti quei professionisti della comunicazione affidare a Dio le fatiche e gli errori commessi nel proprio lavoro per ripartire con nuovo entusiasmo e fiducia. Il giorno successivo è stato molto ricco, abbiamo attraversato in pellegrinaggio la porta santa, incontrato il papa in aula Paolo VI e nel pomeriggio partecipato a diversi incontri sparsi per la città. Il tutto è stato coronato dalla messa domenicale a S. Pietro, domenica proprio dedicata alla Parola di Dio”.
Di quei giorni sr Giuliana ha portato con sé l’esperienza di fede vissuta e alcuni spunti da vivere adesso…
“Tra gli incontri più toccanti c’è stato quello con la premio Nobel per la pace, Maria Ressa, che in un discorso molto sentito ha indicato 4 punti chiave da vivere come comunicatori: dire la verità, avere un linguaggio semplice, proteggere e dar voce alle minoranze e usare il nostro ‘potere’ personale di comunicare. Infine, usare lo storytelling, comunicare con il racconto di storie, come faceva Gesù.
Tutto questo mi ha fatto riflettere sull’importanza della comunicazione oggi. La nostra vocazione cristiana si intreccia saldamente con la comunicazione: noi operiamo in prima linea per la diffusione del messaggio evangelico. In un mondo sempre più interconnesso, la nostra capacità di creare ponti attraverso la comunicazione è fondamentale per raggiungere i più vulnerabili e per annunciare la speranza del Vangelo. La buona comunicazione trasforma le comunità, portando a una maggiore unità e facendo emergere le esigenze dei più bisognosi. Quanto è importante ascoltare e raccontare le storie delle persone che incontriamo.
E poi ci sono le moderne piattaforme di comunicazione, con la possibilità di utilizzarle non solo per informare, ma anche per educare e formare le persone nella fede. È importante una formazione continua sul comunicare bene, tema centrale per prepararsi a rispondere alle sfide del mondo contemporaneo con creatività e autenticità. E infine la speranza, cuore di questo Giubileo. Mentre ci troviamo di fronte a molte sfide, ci sono anche strade promettenti da percorrere. Siamo chiamati a essere testimoni di gioia e speranza, utilizzando ogni mezzo di comunicazione a disposizione per annunciare il Vangelo. La comunicazione deve essere un atto di carità, non solo per informare, ma per trasformare le vite delle persone”.
Nel concludere questo importante evento, Papa Francesco ha ribadito l’importanza di “essere artigiani di pace nel mondo della comunicazione“. Ci invita a lavorare insieme affinché le nostre parole e le nostre azioni siano sempre un riflesso della luce di Cristo, portando un messaggio di amore e unità in ogni parte del mondo. “Faccio quindi un appello ai comunicatori di tutto il mondo: raccontate anche storie di speranza, storie che nutrono la vita. Il vostro ‘storytelling’ sia anche ‘hopetelling’. Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto. Seminate interrogativi. Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza. Significa accorgersi dei germogli che spuntano quando la terra è ancora coperta dalle ceneri. Raccontare la speranza significa avere uno sguardo che trasforma le cose, le fa diventare ciò che potrebbero, che dovrebbero essere. Vuol dire far camminare le cose verso il loro destino.
È questo il potere delle storie. Ed è questo che vi incoraggio a fare: raccontare la speranza, condividerla. Questa è – come direbbe San Paolo – la vostra “buona battaglia”.
Il Giubileo della Comunicazione ci ha ricordato che la comunicazione è una delle chiavi per vivere la nostra missione con passione e responsabilità. Che ciascuno di noi, nella propria vocazione, possa scrivere capitoli di speranza attraverso la comunicazione, creando legami profondi e condividendo la bellezza del Vangelo con tutti coloro che incontrano lungo il cammino. Insieme possiamo essere una voce forte e chiara, un riflesso della misericordia di Dio in un mondo che ha tanto bisogno di ascoltare e di essere ascoltato.